The Black Tears of the Niger

The Black Tears of the Niger

The Black Tears of the Niger

 

This article aims to bring readers closer to the often untold story of the environmental and social disaster that has plagued the Niger River and its people for over half a century.

Below, we will provide a brief introduction to the history that has led the regions near the Niger Delta to become some of the most polluted areas on the planet, along with a collection of data that will give readers the initial tools to further explore the topic; readers are strongly encouraged to expand their knowledge on the subject due to the considerably limited space of this article.

The images you will find are from George Osodi's magnificent collection "Delta Nigeria - The Rape Of Paradise."

Since oil extraction activities began in 1958, the Niger Delta region has faced relentless environmental, political, and social devastation. Western oil companies, led by Royal Dutch Shell and followed by Italian giants like AGIP and Eni, have caused the drastic deterioration of the ecosystems in the area, once among the most flourishing in the world, threatening the very existence of the populations who have always lived in harmony with the river and surrounding forests.

When Nigeria gained independence from the United Kingdom in 1960, many hoped that the nascent oil industry could drive the nation's development, and no one could have predicted the opposite. Today, oil constitutes about 90% of Nigeria's exports and 50% of its annual revenue. However, the beneficiaries of the oil industry's profits have predominantly been the government elites and the military, while the population continues to witness the unfolding climatic catastrophe in the Delta region. Thus, while oil extraction remains the cornerstone of the Nigerian economy, it has rendered the entire Niger Delta uninhabitable, affecting around 40 million people, half of whom are under eighteen. The most affected areas include the states of Bayelsa and Ogoniland, where the first oil fields were discovered: here, oil spills have caused the death of the river ecosystem, including plants and animals like fish, mollusks, and crabs.

Oil extraction in the Niger Delta significantly contributes to Nigeria's government revenue. Yet, the inhabitants have not proportionately benefited from these oil revenues. The region performs poorly compared to the rest of the country on social indicators such as education, health, and environmental quality. Additionally, oil spills from deteriorated pipelines, illegal extraction, and sabotage have contributed to environmental degradation, exacerbating the already low agricultural productivity in the region. The spills often destroy land and waterways crucial for the sustenance of local farming communities, aggravating an already high youth unemployment rate and increasing the risk of civil unrest. In an attempt to address these challenges, many strategies have been implemented by local institutions, urged by the population, for socioeconomic development; however, ongoing conflict and inconsistent support have hindered these efforts, leaving many of these projects incomplete or abandoned.

Achim Steiner, Executive Director of UNEP, stated that urgent action is essential to protect human health and the environment, implementing modern technologies for remediation and stricter regulations for the oil industry (UNEP - UN Environment Programme).

Furthermore, in August 2011, the UN released a report on 50 years of oil in this nation. After 14 months of investigation and visits to 200 towns, particularly in the Ogoniland region, UN envoys concluded that Ogoniland constitutes a massive environmental disaster: cleaning it up will cost about $1 billion. This is because the pollution is pervasive: rivers, streams, drinking water, land, mangroves, fishing areas, and people are all contaminated. If cleanup operations were to start, they would last 30 years. People suffer from poor health, the water is contaminated, and fishing has disappeared. In some areas, the water is saturated with hydrocarbons, with benzene concentrations 900 times higher than recommended by UN guidelines.

Additionally, a paradoxical statistic shows that in the Niger Delta, gas stations are often out of fuel or non-functional, and in the few available service stations, prices have increased by 50 percent in just the past year.

We conclude with a story shared in 2012 by a BBC correspondent:

"During a visit to a village in Ogoniland in 2007, I went to a small stream that provided water for all the villagers' daily needs. The effects of oil spillage were clear. On the surface of the water, there was a thin film of oil. Villagers moved it with their hands before scooping water. They told me no fish had been seen in the stream for more than five years. They told me people had been killed by oil pipes exploding, and others had developed health problems after inhaling fumes from burning oil wellheads. When I visited the village again in 2011, the oil spillage had worsened. Villagers no longer drank water from the stream. They walked for up to four hours to get water."

 Written By Federico La Barbera

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Le lacrime nere del Niger

 

Questo articolo si pone l’obbiettivo di avvicinare il lettore alla storia, spesso taciuta, del disastro ambientale e sociale che da oltre mezzo secolo sta colpendo il fiume Niger e la sua popolazione.

Proporremo di seguito un piccolo cappello introduttivo della storia che ha portato le regioni vicino il delta del Niger ad essere alcune tre le zone più inquinate del pianeta, oltre ad una raccolta di dati che forniranno al lettore gli strumenti iniziali per approfondire successivamente il tema; si invita perciò caldamente ad ampliare la propria conoscenza in materia, dato lo spazio considerevolmente contenuto dell’articolo in questione.

Le immagini che troverete sono state riprese da una magnifica raccolta di George Osodi “Delta Nigeria - The Rape Of Paradise”.

Da quando sono iniziate le attività di estrazione nel 1958, la regione del Delta del Niger ha subito un’inesorabile devastazione a livello ambientale, politico e sociale. Le compagnie petrolifere occidentali con in testa la Royal Dutch Shell, seguite da colossi italiani come AGIP e Eni, hanno causato il vertiginoso deterioramento degli ecosistemi della zona, un tempo tra i più floridi al mondo, minacciando l’esistenza stessa delle popolazioni che li abitano e che da sempre vivono in simbiosi con il fiume e le foreste circostanti.

Quando nel 1960 la Nigeria ottenne l’indipendenza dal Regno Unito, in molti sperarono che la neonata industria petrolifera potesse fungere da traino per lo sviluppo della nazione e mai nessuno si sarebbe aspettato l’esatto contrario. Oggi il petrolio costituisce circa il 90% dell’export e il 50% delle entrate annuali del Paese. Tuttavia, a beneficiare dei proventi dell’industria petrolifera sono state prevalentemente le élite governative e i militari, mentre la popolazione continua ad assistere impotente alla catastrofe climatica che si sta consumando nella regione del Delta. Così, se l’estrazione di petrolio rimane ancora oggi il pilastro portante dell’economia nigeriana, tale attività ha reso invivibile l’intero delta del fiume Niger, attorno al quale vivono circa 40 milioni di persone di cui la metà costituita da giovani con meno di diciotto anni. Tra le zone più colpite ci sono gli stati di Bayelsa e Ogoniland, dove furono scoperti i primi giacimenti: qui le fuoriuscite di petrolio hanno causato la morte dell’ecosistema fluviale, delle piante e degli animali che lo abitano come pesci, molluschi e granchi.

L’estrazione di petrolio nel delta del Niger contribuisce in modo significativo alle entrate del governo nigeriano. Eppure, gli abitanti non hanno beneficiato proporzionalmente da queste entrate petrolifere. La regione funziona male rispetto al resto del paese su indicatori sociali come l'educazione, la salute e la qualità ambientale. Inoltre, le fuoriuscite di petrolio dalle condutture deteriorate, l'estrazione illegale ed il sabotaggio hanno contribuito al degrado ambientale, che ha esacerbato la già bassa produttività agricola della regione. Le fuoriuscite spesso distruggono terreni e corsi d'acqua importanti per il sostentamento delle comunità agricole locali, aggravando un già elevato tasso di disoccupazione tra i giovani ed aumentando il rischio di disordini civili. Nel tentativo di affrontare queste sfide nella regione, sono state attuate molte strategie da parte delle istituzioni locali sollecitate dalla popolazione, per lo sviluppo socioeconomico; tuttavia, il conflitto in corso ed il supporto incoerente hanno ostacolato questi sforzi, lasciando molti di questi progetti incompleti o abbandonati.

Achim Steiner, Direttore Esecutivo dell'UNEP, ha affermato che è essenziale intraprendere azioni urgenti per proteggere la salute umana e l'ambiente, implementando tecnologie moderne per la bonifica e regolamentazioni più severe per l'industria petrolifera (UNEP - UN Environment Programme).

Inoltre, nell'Agosto 2011 l'ONU ha diffuso un dossier sui 50 anni di petrolio in questa nazione. Dopo 14 mesi di indagine, e 200 città visitate, in particolare nella regione dell'Ogoniland, gli inviati dell'ONU hanno concluso che l'Ogoni costituisce un enorme disastro ambientale: ripulirlo costerà circa 1 miliardo di dollari. Questo perché' l'inquinamento è globale: fiumi, fiumiciattoli, acqua da bere, terreni, mangrovie, pesca e uomini sono tutti contaminati. Se mai si iniziasse, le operazioni di pulizia durerebbero 30 anni. La gente soffre di cattiva salute, l'acqua e' contaminata, la pesca e' scomparsa. In alcune zone l'acqua e' satura di idrocarburi, con concentrazioni di benzene 900 volte superiore quanto raccomandato dalle linee guide dell'ONU.

Paradossale, inoltre, è la statistica secondo la quale nel Delta del Niger i distributori di benzina sono spesso mancanti di carburante o non funzionanti e nelle poche stazioni di servizio a disposizione troviamo un rincaro costante con prezzi aumentati del 50 per cento solo nell’ultimo anno.

Concludiamo con un racconto proposto nel 2012 da un inviato della BBC:

"Durante una visita a un villaggio nell'Ogoniland nel 2007, sono andato a un piccolo ruscello che forniva acqua agli abitanti per tutti i loro bisogni quotidiani. Gli effetti della fuoriuscita di petrolio erano evidenti. Sulla superficie dell'acqua c'era una sottile pellicola di petrolio. Gli abitanti del villaggio la spostavano con le mani prima di raccogliere l'acqua. Mi dissero che non si vedevano pesci nel ruscello da più di cinque anni. Mi raccontarono che alcune persone erano state uccise dall'esplosione dei tubi del petrolio e altre avevano sviluppato problemi di salute dopo aver inalato i fumi provenienti dai pozzi petroliferi in fiamme. Quando sono tornato nel villaggio nel 2011, la situazione era peggiorata. Gli abitanti del villaggio non bevevano più l'acqua del ruscello. Camminavano fino a quattro ore per procurarsi l'acqua."

Scritto Da Federico La Barbera

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